Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 148 — |
Quello, sì, è un monumento! Oh, brava la nostra Regina: lei avrà visitato tutti i monumenti del paganesimo e del cristianesimo: avrà veduto le opere di Michelangelo Buonarroti. Oh, Roma! Sì, io voglio che i miei figli vadano nella Roma eterna...
— Papà! — disse Gabrie, che guardava Regina scrutando se ella si beffava del maestro.
Ma Regina restava un po’ fredda, un po’ indifferente, e questo contegno intimoriva alquanto la futura professoressa.
Più tardi venne anche una signorina nobile di Sabbioneta, dal viso pallido e i capelli neri acconciati alla Botticella; una bella figurina sottile, vestita elegantemente, in guanti bianchi e in scarpine chiare dal tacco altissimo. Gabrie, Toscana e questa signorina avevano circa la stessa età, — i diciotto anni acerbi ed esperti di tutte le studentesse, — ed erano amiche intime; ma Regina s’accorse subito che tutte e tre si invidiavano e quasi s’odiavano cordialmente. La signorina nobile si dava delle arie, e faceva della maldicenza in modo squisito.
— Che tacchi, Dio mio! — disse Gabrie, alla quale non sfuggiva niente. — Ora non usano più così.
— Nell’alta aristocrazia usano sempre, — rispose l’altra con degnazione.
Poi si parlò di un piccolo scandalo accaduto il giorno prima fra due signore di Sabbioneta, che s’erano ingiuriate per la strada.
— Mogli d’impiegati! — disse la signorina con disprezzo. — Due dame dell’alta aristocrazia certo non si sarebbero comportate così!