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— Rispondimi, dunque! Cosa faresti?

— Ma... perchè ti vengono sempre queste idee? — E se ti vengono queste idee perchè parti? Ecco chiuso. Dove son le cinghie? — egli chiese, sollevandosi.

Ella lo guardò, così alto, così bello, così dritto davanti a lei, con le labbra fresche come un frutto appena colto e gli occhi luminosi, nella luce rosea del tramonto.

— Domani saremo lontani! — ella disse, gettandoglisi perdutamente al collo e baciandolo con una specie di delirio. — Non mi tradirai, di', non mi tradirai? Dio mio, se non ci vedessimo più!

— Mi vuoi dunque bene?

— Tanto, tanto, tanto...

Egli la vedeva impallidire e tremare, e la stringeva a sè e perdeva anch’egli la coscienza di sè stesso, preso dall’impeto di passione e di piacere che lo inebbriava ogni volta che Regina gli dimostrava la sua tenerezza.

Si scambiarono dei baci che avevano un ardore amaro, un occulto sapore di angoscia, e nello stesso tempo una voluttà ineffabile. Regina piangeva; Antonio diceva delle cose insensate, e la pregava di non partire.

Poi risero entrambi.

— Se non pare che tu debba partire per il polo Nord! — disse Antonio. — Hai pianto davvero!... Dopo tutto, un mese passa presto. Verrò presto, poi: verso quest’ora andremo in barca, quando il Po è tutto rosso.

— Se non avviene lo scontro! — ella disse con crudele scherzo. — Ecco le cinghie: stringi bene...