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Ed ebbe paura di questa sua oscura opera; ma subito si rianimò pensando che aveva scritto la lettera col vivo sangue del suo cuore.

Poteva illudersi, ma era sincera: quindi niente paura, avvenga quel che può avvenire. La vita è di quelli che hanno il coraggio di compiere quanto si propongono. Però le parve inutile ascrivere oltre; le sembrava di aver già detto troppe cose inutili senza riuscire ad esprimere tutto ciò che veramente le turbinava nell’anima. Scrisse solo qualche altra riga.

«... rispondimi subito appena leggerai la presente. No, non subito... lascia prima passare qualche ora. Quanto avrei da dirti ancora; ma non so, non posso: ho il cuore troppo gonfio, soffro tanto. Perdonami, Antonio, se nel momento in cui leggerai queste righe ti causerò dolore: vedrai poi che da tale dolore nascerà una gran gioia. Rassicurami dicendomi che hai compreso e approvi la mia idea. Lassù, dove ritroverò tutto ciò che di noi è andato smarrito nella triste prova di questi ultimi mesi, aspetterò la tua lettera come una sentenza. Poi ti scriverò ancora, ti dirò o cercherò di dirti quello che ora mi gonfia il cuore fino a farmelo soffrire davvero.

«Addio, arrivederci: vedi, piango già pensando al bacio che ti darò prima di partire. Dio, tu non saprai l’angoscia, l’amore, la promessa, la speranza che racchiuderà quel bacio!...

«Qualunque cosa pensi di me, Antonio, non accusarmi di leggerezza: ricorda che io sono la tua Regina, la tua strana, la tua malata, ma non cattiva, ma non sleale

«Regina