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Che cosa? L’odio per l’appartamentino dove le pareva sempre più di soffocare, o la stizza per le idee sentimentali di suo marito?

— Oggi è venerdì, — disse poi. — Devo andare a congedarmi dalla tua principessa? Quando va via, lei?

— Alla metà di luglio, credo. Va a Carlsbad.

— Ebbene, che vada al diavolo, lei e tutti i signori con lei.

— Perchè sei così cattiva? E tu non vai in campagna? Pensa a tutti coloro che resteranno nella città ardente, agli operai nelle officine, ai fornai davanti ai loro forni.

— Appunto per ciò ho imprecato.

Più tardi ella si vestì ed uscì per recarsi dalla principessa; non perchè le premesse di congedarsi da lei, ma per passare in qualche modo l’interminabile crepuscolo estivo.

Si strinse molto nella vita, e mise un abito nuovo, azzurro, molto a coda, con tanti volantini in fondo alla gonna; le parve di essere bella, e indubbiamente molto più elegante di quando era arrivata a Roma, ma non provò alcuna soddisfazione.

Passando davanti al Costanzi, vide il gentiluomo dal viso color di albicocca del «giardinetto dei gattini», fermo con un altro signore pingue, dagli occhi azzurri rotondi e smorti, che teneva un cagnolino rosso e irrequieto sotto il braccio. Ella conosceva anche questo signore; era un grande artista che recitava al Costanzi.

Le parve che i due uomini la guardassero con piacere, e arrossì di compiacenza; ma subito intuì qualcosa di colposo in questo moto istintivo dell’anima sua, e si arrabbiò contro sè