Pagina:Deledda - Nostalgie.djvu/124


— 114 —

— Sì. L’ho provato anch’io.

— No! Tu non puoi averlo provato! Tu non capisci niente.

— Ma, scusami. Fammi il piacere di darmi un filo delle tue idee...

— Niente. Tu non puoi capire e basta. Lasciami stare i capelli.

— Guarda, ce n’hai tanti biforcati: perchè non li spunti? Io dicevo...

— Che cosa m’importa dei capelli, e perchè dovrei spuntarli? È una cosa perfettamente inutile.

— Senti, — egli diceva, fingendo di cercare e trovare un’idea luminosa, — perchè non ti fai conduttrice di tram? — E imitava il movimento della mano del conduttore e il rumore del tram.

— Io non mi degno risponderti, — ella diceva; e andava a coricarsi in fondo al letto; ma dopo un momento ritornava presso il marito, lo guardava e lo pregava infantilmente:

— Fa l’uccellino.

Ella rideva, anch’egli rideva per il piacere di vederla ridere, e diceva:

— Come siamo bambini! Se una scena così si svolgesse in teatro Dio sa che ridere e che fischi! Eppure succede!

— Oh, il teatro! Che falsità! E i romanzi? Prova un po’ a scrivere un romanzo ove si svolga la vita come veramente è, e tutti ti diranno: è inverosimile. Oh, io vorrei saper scrivere! Descrivere la vita come io la concepisco, come veramente è — con le sue grandi piccolezze e le sue meschine grandezze: farei un libro o una commedia che meraviglierebbe l’Europa!