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— Sì. L’ho provato anch’io.
— No! Tu non puoi averlo provato! Tu non capisci niente.
— Ma, scusami. Fammi il piacere di darmi un filo delle tue idee...
— Niente. Tu non puoi capire e basta. Lasciami stare i capelli.
— Guarda, ce n’hai tanti biforcati: perchè non li spunti? Io dicevo...
— Che cosa m’importa dei capelli, e perchè dovrei spuntarli? È una cosa perfettamente inutile.
— Senti, — egli diceva, fingendo di cercare e trovare un’idea luminosa, — perchè non ti fai conduttrice di tram? — E imitava il movimento della mano del conduttore e il rumore del tram.
— Io non mi degno risponderti, — ella diceva; e andava a coricarsi in fondo al letto; ma dopo un momento ritornava presso il marito, lo guardava e lo pregava infantilmente:
— Fa l’uccellino.
Ella rideva, anch’egli rideva per il piacere di vederla ridere, e diceva:
— Come siamo bambini! Se una scena così si svolgesse in teatro Dio sa che ridere e che fischi! Eppure succede!
— Oh, il teatro! Che falsità! E i romanzi? Prova un po’ a scrivere un romanzo ove si svolga la vita come veramente è, e tutti ti diranno: è inverosimile. Oh, io vorrei saper scrivere! Descrivere la vita come io la concepisco, come veramente è — con le sue grandi piccolezze e le sue meschine grandezze: farei un libro o una commedia che meraviglierebbe l’Europa!