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il cav. R., madame ha altre persone di fiducia: bisognerebbe scavalcare tutti, intrigando. Ora ciò a me ripugna.
— Anche a me! — disse Regina, irrigidendosi.
S’alzò e andò ad affacciarsi alla finestra sul giardino. Antonio la seguì. La notte era tiepida, voluttuosa; l’odore del lauro saliva sempre più dolce e penetrante; striscie di luce gialla si stendevano come tappeti sui piccoli viali del giardino. Regina guardò giù, poi sollevò gli occhi verso il cielo d’un nero azzurrognolo, e sospirò soffocando il sospiro in un piccolo sbadiglio.
— Dopo tutto, non siamo felici? — domandò Antonio, proseguendo un suo interno ragionamento. — Che cosa ci manca?
— Nulla e tutto!
— Cosa ci manca, dico io? — ripetè Antonio, rivolgendo la domanda più a sè stesso che a sua moglie.
— Si vede l’Orsa? — ella chiese, guardando in alto, e fingendo di non aver udito la domanda di lui.
Anch’egli guardò.
— No.
— Vedi, dunque, che qualche cosa ci manca! Non si vedono neanche le stelle!
— Cosa vuoi fartene delle stelle? Lasciale dove sono, che non ci servono a niente! Se ti mancasse davvero qualche cosa non penseresti alle stelle.
— Vuol dire allora che manca questo! — ella disse, toccandosi la fronte.
— Mi pare di sì!