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to sarà noja, miseria; i mendicanti non avranno raggiunto il sogno che li rendeva felici; coloro che furono figli di ricchi vivranno di nostalgia, ricordando il sogno che fu la loro realtà. A che vivere allora? Perchè vivo io ora?

Ma ad un tratto ricordò una, due, tre figure eguali, tre figure di vecchio, in un luogo melanconico, che sorridevano e si guardavano con pietà beffarda, come tre amici che si capiscono senza parlare. — Lavorarci Lavorare! Ecco il segreto della vita! — La voce del vecchio senatore risuonava ancora entro il cuore di Regina. Ella aveva saputo una storia: la moglie del senatore, una donna bella, giovine, brillante, si era suicidata e nessuno mai ne aveva conosciuto il motivo.

— Lavorare! Ecco il segreto. Chissà che il vecchio senatore, parlando delle donne lavoratrici, non pensasse a sua moglie, la quale non aveva mai lavorato? Lavorare! Ecco il segreto del mondo avvenire! Tutti saranno felici perchè tutti lavoreranno. No, io non rappresento il mondo avvenire come stupidamente pretendo: io rappresento ancora il mondo presente, presentissimo! Io sono il parassita per eccellenza; io vivo sul lavoro di mio marito, e sfrutto anche la sua anima, perchè egli mi ama, — troppo mi ama! — ed io non lo rendo felice. Perchè vivo io? A che servo? A che sono utile? Non sono buona neanche a far dei figli, e... non ne desidero affatto! Non saprei allevarli. E poi, perchè farli nascere? Non era meglio ch’io non fossi nata? A che serve la vita?

Ah, le pareva di avere anche l’anima avvolta dall’ombra che le si addensava intorno.