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anche Antonio nell’odio collettivo ch’ella nutriva contro tutto ciò che rappresentava la città. In quei momenti egli le appariva come un personaggio secondario, sbiadito e privo di vita, fra tutti gli altri personaggi inutili che svanivano nel quadro velato di pioggia, ove ella sola, col suo egoismo e il suo orgoglio, giganteggiava.
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Ma la primavera calda e luminosa arrivò davvero: una torma d’uomini, di donne, di fanciulli carichi di fiori, si sparse per le vie, nei cui sfondi gli occhi miopi di Regina vedevano dei laghi metallici.
Gruppi di donne, ai cui volti la luminosità dell’aria e gli abiti chiari davano una freschezza primaverile, scendevano per via Nazionale, per il Corso, per via del Tritone, nelle sere fragranti inondate di pulviscoli d’oro; passavano carrozze ricolme di rose; anche le automobili rosse volavano urlando come giovani mostri ebbri di luce, inghirlandati di fiori.
Regina andava, andava, al braccio di Antonio, o raramente sola; sola fra la turba, sola nell’onda di tutte quelle donne liete, delle quali invidiava e disprezzava l’incoscienza; fra i crocchi ridenti di amiche, di sorelle, di compagne, alle quali per niente al mondo, nonostante il senso amaro di solitudine che la opprimeva, si sarebbe accompagnata.
Un giorno, mentre risaliva per piazza Termini, ella vide Arduina col famoso abito di seta nera che le formava sulle spalle rughe di vec-