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una minuscola vasca virgolata di pesciolini rossi; fiorivano le roselline d’ogni mese; due gattini bianchi si rincorrevano tra i viali da burla; pareva che il giardinetto fosse stato fatto apposta per le due graziose bestioline.

Regina passò varî giorni felici. Riposta la roba nei cassetti e negli armadi, non ebbe più da far nulla. La domestica, il cui pensiero le aveva destato tanto orrore, accudiva a tutto, era silenziosa, educata, ed anche elegante. Costava un tantino, ma lo meritava.

Regina si seccava alquanto solo quando doveva pensare a far la lista della spesa, che consegnava ogni sera alla ragazza; ma poi si abituò anche a questo e ricominciò ad annoiarsi.

Stava lunghi quarti d’ora davanti allo specchio, lavandosi, pettinandosi in varî modi, raschiandosi i denti, raschiandosi e spazzolandosi le unghie; si guardava di profilo, da una parte e dall’altra, s’incipriava, cominciava a usare la crema venus, si stringeva molto nel busto. Ma poi, o nello stesso tempo, pensava:

— Sei sciocca, Regina! Perchè fai tutto questo? A che serve? — e si disgustava forte contro sè stessa.

Poche persone venivano a trovarla; e fra le altre la zia Clara e Claretta: la zia Clara, invidiosissima delle conoscenze nobili di Arduina, raccontava una infinità di ricevimenti e di pranzi fantastici ai quali aveva preso parte.

— E non faccio per dire, Claretta...

Claretta si guardava in tutti gli specchi, frugava nella toeletta di Regina, passava come un vento scompigliando tutto l’appartamentino: Regina odiava la madre, la figlia e tutta la pa-