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si muovevano, si aggruppavano e si sparpagliavano qua e là.
Nella confusione Regina si trovò ancora vicina alla principessa.
— Ma lei non ha preso niente, intanto! — disse madame — venga con me: un bicchierino di Porto? Come sta suo marito?
— E due! — pensò Regina; poi gridò: — Benissimo! Grazie.
— Hanno poi cambiato casa? Come si trova lei? Ecco, beva: un dolce? Oggi la torta è buona. Oh, monsieur Massimo, vuole ancora una tazza di thè? No? Un bicchierino di Porto? Mi dica: anche lei è al Ministero del Tesoro?
— No; alla Guerra, madame.
Appena vide madame discorrere coi Venutelli, Marianna sporse il visino inquieto dietro la spalla di Regina, e ancora una volta parve a questa che la ragazza sorvegliasse un po’ troppo la principessa.
— Ho un affare fastidioso, — disse madame lentamente: — della rendita esigibile a Milano, che vorrei riscuotere a Roma: mi dicono occorra una domanda al Ministero del Tesoro: bisogna che monsieur Antonio passi domani da me.
— Glielo dirò subito, — esclamò Regina.
Marianna disse qualche cosa in russo, rivolgendosi a madame con aria quasi di comando; la principessa risposte con la sua fredda calma abituale, ma subito si allontanò.
— Ora devo compensarvi dell’aiuto che mi avete dato, — disse Marianna a Regina, versandole un bicchierino di liquore bianco. — Bevete.