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86 | nell'azzurro |
gna, che una volta la maestra mi mandò su, all’alto!
Non vi ero mai stata! Non potrei narrarvi tutte le meditazioni filosofiche che vi feci, fra cui non ultima quella della mia strana posizione sopra tutte le compagne, mentre nella qualità di castigata ero moralmente al di sotto di tutte.
Di laggiù intanto mi si lanciavano certi sguardi ironici che mettevano in sussulto il mio cuore; poi tutta la mia attenzione venne assorbita dall’altezza di Clelia. — Clelia era la più grande bambina della scuola; ci sorpassava tutte e, quella mattina, quando si alzò per dire la lezione, mi sembrò più alta ancora del solito, d’un’altezza fenomenale, esorbitante. Come faceva ad essere alta così?
Non riuscivo a indovinarlo, ma ero certa che Clelia aveva sempre i punti migliori, le lodi, le carezze delle maestre e delle ispettrici, perchè... era così alta!
Oh, bisognava che sapessi come faceva a diventarlo. Per qualche giorno quel pensiero mi martellò in testa, mi fece sognare: interrogai le compagne di banco di Clelia, ispezionai il suolo; ma non scoprii nulla. Allora mi venne un’idea. Domandai ed ottenni il permesso di mettermi vicino a Clelia, e quando ella si alzò per dire la lezione, mi ficcai