Pagina:Deledda - Nell'azzurro, Milano, Trevisini, 1929.djvu/74

70 nell'azzurro


che dai fiori azzurri e d’alte canne susurranti? Rivedrò le mie montagne, i miei boschi, il mio cielo? E le mie piccole amiche? E don Martino, e zio Francesco? E la mia casetta, il mio gregge, e... la croce di zio Bastiano?...

L’artista l’abbracciò commosso: dal lampo degli occhi di Cicytella vedeva ancora una volta che ella era una fanciulla perfettamente buona: nell’accento delle sue parole riconosceva una fanciulla perfettamente artista.

— Mia piccola, mia cara Cicytella — esclamò — non disperarti! Ogni autunno verremo in Sardegna. Lo promisi a don Martino, a zio Francesco, ad Azzo che verrà anche lui, lo prometto a te. Verremo...

Allora Cicytella sorrise, e per dimostrare a suo padre che non era triste, discese insieme a lui nella sala, e mentre una signorina suonava il piano, ella cantò una poesia in dialetto sardo.

Poi a sua volta suonò le leoneddas, applauditissima...

***

Il signor Giacomo mantenne la promessa.

Ogni autunno Cicytella, alta, elegante, bellissima, viene nel Logudoro e, vestita d’amazzone,