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vita silvana 59


pigliava gli ultimi capelli d’argento biancastro e il suo grande e nero cappello era sepolto fra l’alta erba giallastra. La sua tabacchiera passava da una mano all’altra, semiaperta, irrequieta, mobile come lo sguardo limpido e sorridente del suo buon sacerdote.

L’avvenimento non stupiva don Martino: da lungo tempo egli lo aveva preveduto: così almeno pensava.

Cicytella era figlia del signor Giacomo.

Ed era stata questa scoperta a far svenire il giovine. Le informazioni da zio Francesco minutamente date circa il misterioso modo in cui la bimba era stata ritrovata, avevano finito col confermare nella mente del pittore il pensiero che Cicytella fosse una sua figlia smarrita, o rapitagli dodici anni prima. Azzo, che aveva conosciuto la madre della bambina, sin dal primo incontro avuto con quest’ultima era stato profondamente colpito dalla perfetta rassomiglianza delle due donne.

Gli stessi occhi, dal bizzarro ed indefinito colore, la stessa espressione dello sguardo, la stessa voce, lo stesso profilo, la stessa tinta dei capelli e della carnagione! Azzo sapeva la storia della bambina rapita e, chieste informazioni su Cicytella, era stato da queste colpito. Allora aveva pensato di far venire Giacomo in Sardegna, attirandovelo con descrizioni forse un po’ esagerate, ma affascinanti per