Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
58 | nell'azzurro |
Il cappello e gli occhiali erano sparsi per terra insieme a varii altri oggetti, fra i quali una fascia, una piccola camicia, una cuffietta ed altre vestine da bimba un po’ ingiallite dal tempo, ma riccamente e magnificamente ricamate. Tra le foglie ed i fiori dei ricami si osservavano due lettere rosse intrecciate: V. L. Le vestine erano quelle indossate da Cicytella il giorno ch’era stata ritrovata da Bastiano, gelosamente conservate prima da lui poi dalla bambina stessa.
Azzo, chino sul suo amico, pallido come lui, di gioia, d’una profonda e sincera commozione, cercava di farlo rinvenire applicandogli sulla fronte un fazzoletto bagnato d’acqua ed aceto.
Cicytella pareva pietrificata: appoggiata ad un tronco, i piedini in avanti, la testolina bionda da cui era volato il fazzoletto rigettata indietro, le dita intrecciate ad un nastro che s’era staccato dalla cuffietta, guardava fisso il viso del pittore. Sulle sue labbra spuntava un sorriso, nei suoi grandi occhi glauchi spuntava una lagrima. Cercava di muoversi, di parlare, ma non poteva.
Don Martino stava seduto. Sul suo viso calmo, su cui un ramo sporgente proiettava una lunga penombra tremula e verdognola striata dai fili d’oro della luce del sole, non si scorgeva che un benevolo sorriso. Anche a lui il venticello del meriggio scom-