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36 | nell'azzurro |
era morto dopo averla abituata a vivere nei campi, nei boschi.
Giacomo chinò penosamente la testa, e durante il resto della giornata rimase distratto, come occupato da un grave pensiero. Più spesso degli altri giorni la ruga si disegnava sulla sua ampia fronte, ma più spesso ancora strani lampi di una gioia infondata, misteriosa, gli attraversavano i grandi occhi oscuri e profondi, come se un raggio di sole, fatto più fulgido dal riflesso degli occhiali, venisse a rischiararli.
Il giorno dopo riprese la via della montagna, ma se poco aveva lavorato negli altri giorni, quel giorno non lavorò affatto: vagò l’intera giornata attraverso il bosco e le rupi, salì in cima, esplorò col suo binoccolo tutta la montagna; infine ridiscese scontento al villaggio. Aveva cercato invano Cicytella.
— Don Martino, — disse, — vorrei ben dipingere la bambina che vidi avant’ieri; dove posso trovarla?
— Domani, se vuole, — rispose don Martino, — se lei vuole, farò discendere Cicytella al villaggio.
— No! Voglio trovarla io, fra le sue pecore, fra l’erba della boscaglia ed il musco dei monti.
— Le darò una guida, allora.
Ma l’indomani né Giacomo né don Martino