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26 | nell'azzurro |
le città ove sino ad allora aveva trascorso la sua vita, tra la folla e i rumori.
La bimba lo guardò con stupore.
— E lei, — esclamò, — come può vivere in città? Sempre?
Si alzò, gettando uno sguardo innamorato al bosco, al musco, al cielo scintillante, poi abbassò tristamente il capo mormorando:
— Se il mio babbo muore! Ah, sì, allora questa vita mi sarà dolorosa. Sempre sola!
Azzo la guardò in quell’atteggiamento, e pensò:
— È una bimba divina! Bisogna che ne scriva a Giacomo, se non per altro, perché venga a farne il ritratto. Ma no, forse rinnoverei il suo dolore!
— Cicytella, — disse poi, — andiamo a vedere il vostro gregge?
La bambina trasalì. Da un’ora non pensava più alle sue pecore, ai suoi cani, ai suoi agnelli.
— Venga, signor medico! —. E lo condusse un po’ più giù, dove pascolavano le pecore, vicino al ruscello che mormorava fra gli alti giunchi e le felci.
Zio Francesco ritornò presto. Il giovine dottore gl’insegnò come somministrare le medicine al malato e rinnovò l’avvertenza a Cicytella di stare lontana.