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la casa paterna 141


era bionda: alta e bionda con gli occhi castanei. Franceschino mi diceva: — Jole, la nostra mamma ha gli occhi in colore del miele! —. E le sue labbra, l’anima sua, gli occhi suoi erano dolci come il miele...

...Mille altre figurine passano nella mia mente: il mio nonno bianco, ma così lontano e indistinto che pare un sogno: come un triste sogno è pure il ricordo di Annina, una mia sorellina morta da molto tempo: era così buona, così carina, e la mamma l’amava tanto che alla sua morte quasi impazzì dal dolore... Eppoi le mie zie, le mie cugine, i miei zii, tutti gli amici di famiglia...

Quel don Antonio, il vecchio prete nostro vicino, quanti dolci, quanti libriccini, quanti rosari ci dava!

Appena facevo una mancanza dicevo a me stessa: — Che direbbe don Tonio se lo sapesse? —. Perché era anche il confessore mio e di Franceschino, e certo i miei peccati dovevano essere più gravi e numerosi di quelli di mio fratello perché don Tonio, trovata appena l’occasione, battendomi dolcemente una mano sulla spalla, diceva con un mezzo sorriso: — Eh, sei più vispa e intelligente di Franceschino — la faccia di questo allora diveniva fosca — ma anche più birbona! — e il viso del piccino si rischiarava.

E il dottor S...? Quello era proprio terribile,