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130 | nell'azzurro |
Oh, certo, l’imbrunire se non fa tutti i visi bianchi getta però su tutte le anime una bizzarra melanconia, un velo di ricordi e di speranze, di desiderî infiniti verso una felicità che è impossibile raggiungere.
Io ero felice, felicissima di rivedere la mia terra natia — e se fossi arrivata nelle ore calde e lucenti del giorno, quando il sole splendente sul cielo di oro illumina tutto, ogni masso, ogni filo di erba, avrei anch’io riso e parlato coi miei compagni di viaggio; — ma arrivando in quell’ora mesta del crepuscolo, quando l’ombra tremula della sera vela le cose, e dà loro un aspetto di infinita e melanconica bellezza; quando i profili dei paesaggi si disegnano, bruni, bruni, sullo sfondo del cielo trasparente e splendido come una lastra di smeraldo, mi sentivo infinitamente triste: ricordavo i miei primi anni passati in quei luoghi, ricordavo i miei parenti morti, la mia mamma, il mio babbo, morti, dormenti nel cimitero che vedevo biancheggiare sull’orlo della valle, il mio fratello lontano, le mie amiche che non avrei ritrovato, che non avrebbero più riconosciuto nell’alta, elegante e ricca signora che veniva dalla capitale, la loro piccola e allegra amica d’un tempo!
E il treno correva, rapido, e rumoroso, adem-