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118 nell'azzurro


— Perché?

— Ne ho tredici e quel numero mi dispiace: prenderò uno di questi per far sparire quel numero.

— Sempre superstizioso tu!

Simone non badò a queste parole, si avvicinò agli alveari e li esaminò tutti.

— Ecco il più grande, piglierò questo; oh, come è pesante! La pioggia ha ingrossato il sughero...

Così dicendo si caricò sulle spalle l’alveare che conteneva Ardo.

Per Ardo quello lì fu il momento più terribile di quella terribile notte. Aveva ben inteso le parole di Gianmaria e sapeva che questi era capace di ucciderlo.

Si ficcò disperatamente le mani in tasca mormorando: — oh, la disobbedienza... la disobbedienza, — e in fondo vi trovò una piccola forbice dalla punta acutissima che gli ferì la mano.

Invece di piangere sorrise a quel dolore acuto e accarezzando la forbicina pensò:

— Ho detto d’esser diventato ape: perché non faccio le mie funzioni?

Introdusse la punta della forbice in un foro dell’alveare e punse forte il collo di Simone.

— Perdinci! — esclamò il ladro deponendo a