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8 nell'azzurro


vecchio pastore che cambiava il gregge dalla pianura alla montagna, all’entrata dei boschi, sul musco verde di un masso, aveva trovato una piccola bambina, riccamente vestita, ma quasi morta dalla fame. Figuratevi la sua meraviglia e un po’ anche il suo dispetto: perché quel vecchio pastore, che si chiamava zio Bastiano, era un uomo a cui i bambini davano orribilmente ai nervi, se vi potevano essere nervi sotto l’epidermide nera del suo corpo.

In gioventù Bastiano aveva molto sofferto per causa degli uomini: la sua vita di sventure era stata un vero romanzo, uno di quei romanzi sardi tutti pieni di odio e d’amore, d’inimicizie e di sangue, un romanzo che qui tornerebbe inutile e troppo lungo il raccontare: alla fine Bastiano, lasciato il suo villaggio per non più ritornarvi, venduti i suoi averi, si era comperato cento pecore e due grossi cani — chiamati Nigheddu e Biancu1, dal loro colore — e aveva cominciato la vita del pastore, calma, tranquilla, senza sventure e senza passioni, nei nostri boschi, sulle montagne di granito, nelle valli fertili, striate di torrenti d’argento, nelle pianure verdi dai pascoli lussureggianti, fra i placidi silenzi del cielo e delle campagne solitarie... Aveva finito col dimenticare tutto e tutti, e si trovava

  1. Nero e Bianco