Pagina:Deledda - Nell'azzurro, Milano, Trevisini, 1929.djvu/100

96 nell'azzurro


to lo stazzo ove si trovava suo padre! Ardo ebbe desiderio di piangere: poi pensò:

— Bah! sono troppo grande per piangere, e poi... a che servirebbe?

Riprese filosoficamente e rapidamente la via: un acre profumo di terra e di foglie secche bagnate gli sconvolgeva i nervi più che l’acqua che inzuppava le sue vesti: il vento lo faceva tremare verga a verga, i fantasmi, col crescere del buio, si moltiplicavano, non rimanevano più fermi, ma danzavano, correvano, urlavano, gli venivano dietro, alle spalle.

Pareva fossero i loro sguardi a produrre i lampi; e i tuoni la musica che li faceva ballare.

E Ardo tremava di terrore, ma visto che nessuno lo molestava da vicino, proseguiva la via, a passi precipitosi, ansante, inciampando ad ogni passo, pensando come mai non raggiungeva la sua meta se era da un’ora almeno in marcia.

Ma se aveva, senza accorgersene, smarrito il sentiero?

Come Dio volle arrivò ad uno stazzo.

Batté forte: una testa apparve al finestrino illuminato, ma una testa così sconfortante, dal profilo adunco, dagli occhi così piccoli e cattivi, che Ardo ne ebbe paura. Era donna o uomo? Aveva sì il faz-