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per poterlo confortare, chiedergli perdono e con una carezza fargli dimenticare ch’egli era già morto, mentr’ella cominciava appena allora a vivere; ma non poteva, cme se un cristallo infrangibile le impedisse di aver contatto con lui. Uscì, rientrò, per tutto il giorno fu inquieta e triste. Finalmente verso sera, mentr’ella andava su e giù per la camera riordinando alcuni oggetti, lo zio Asquer all’improvviso le domandò con dispetto:
— E dunque.... si può almeno sapere quando vi sposate?
— Niente è deciso, zio!
— Giacchè dovete farlo, fatelo subito; non aspettate la mia morte.
Ella uscì nel corridoio e si mise a piangere di rabbia e di dolore: egli la seguì con gli occhi, senza sollevare la testa, mentre un tremito gli torceva la bocca; poi riprese a battere ostinanatamente il bastone sul pavimento e quel picchiettìo eguale, quasi ritmico, parve calmarlo.
*
Justo e Lia si sposarono verso la fine di aprile. Accompagnati solo da due corrispondenti di giornali esteri si recarono a piedi alla chiesa di San Bernardo e di lì presero una carrozza e andarono in Campidoglio.
Era una mattina dolce, velata; Lia, mentre