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— Non ricordate, zio? — ella disse, sorpresa.
— Quel giorno che.... vi sentiste male?... Volete che egli ripeta la domanda?
— Eh, c’è bisogno? Non fate già quello che vi pare e piace?
Ella s’irrigidì: avrebbe voluto parlargli con dolcezza, ma non poteva.
— Zio, — disse, fredda e sincera, — vi domando perdono: sì, è vero, ci siamo fidanzati. Egli è buono e mi vuol bene: che devo aspettare, che devo pretendere di più?
— Pensa bene a quello che fai, Lia! — egli riprese, a testa bassa, come parlando al suo bastone. — Sei certa di amarlo? Potresti pentirti, dopo, pensaci bene.
— Io lo amo, zio! Lo amerò sempre.
— E suo figlio?
— Sarà mio figlio.
Egli sollevò gli occhi e scosse la testa; solo dopo un lungo silenzio disse:
— Forse era meglio che tu non fossi venuta a Roma.
— No, no, zio! Laggiù sarei morta!
— Si muore anche qui! tutto finisce.
Battè il bastone sul pavimento, abbassò le palpebre e non parlò più: e a Lia parve che col suo stesso aspetto egli volesse dimostrarlo la realtà delle sue parole.
— Si muore sì.... ma.... dopo aver vissuto.... — ella mormorò, e avrebbe dato un anno di vita