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garsi bene e per non permettere all’altro di spiegarsi.

Infatti Justo taceva di nuovo.

— Ma perchè lo zio non vuole? — ella si domandava. — Perchè? Si direbbe che egli lo faccia per dispetto.

E come un’ombra cupa la avvolgeva.

A un tratto squillò il campanello del salotto e Costantina, che era andata ad origliare all’uscio del corridoio, entrò senz’altro, presa anche lei da un vago presentimento.

— Portami un po’ d’acqua, — disse il vecchio.

Ella corse in sala da pranzo, prese il bicchiere, s’avvicinò a Lia.

— Se lo vedesse com’è! È livido in viso dalla rabbia.

Gli portò l’acqua, ma la tosse non si calmò.

Justo taceva, e Lia, appoggiata all’uscio, rabbrividiva di angoscia, come se là dietro si svolgesse, non una semplice discussione per una domanda di matrimonio, ma una scena dolorosa.

Finalmente il vedovo, sempre più timido, riprese quasi sottovoce:

— Se ella parla delle condizioni economiche del nostro futuro «ménage», sono in grado di rassicurarlo completamente. So che la signorina Lia non possiede niente. Ma io sono in grado di mantenere decorosamente una famiglia.

— E poi? — domandò il vecchio. — Appunto perchè Lia non ha niente e in caso di sventura