Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/77


— 71 —

suo cuore. Justo non cessava di guardarla, e il viso di lei, illuminato dal sole, gli parve rischiarato da una luce interna.

— Lia, — pregò, timido come un fanciullo, — mi risponda....

— Alloro, senta, se non le dispiace, parliamo sul serio, — ella disse finalmente. — Sa lei chi sono? Sono orfana e povera: sono ignorante.

— Se lo fosse non lo direbbe! Ma ella forse vuol dirmi che anch’io non sono un grand’uomo, nè celebre, nè ricco!

Lia si mise a ridere.

— Sarebbe bella che io pretendessi tanto. Lei mi onora fin troppo.... volendomi bene, abbassandosi a me!

E il ricordo dello zio tornò ad oscurarle il viso.

— Mio zio, — ricominciò, imbarazzata, — non sarà forse troppo contento che io lo abbandoni così. Ma bisogna scusarlo.... È vecchio, è originale e malato....-Io non ho altri parenti che lui; sono sola e povera, le ripeto....

— Se non vuol farmi dispiacere non insista! L’essenziale è che ella mi voglia bene, e che voglia bene al mio bambino.

— Questo sì! Questo sì! — mormorò Lia con fervore. — Ho voluto bene a Salvador fin dal primo giorno che l’ho conosciuto. Oh, stia sicuro, per questo; saprò educarlo, guidarlo. Sarò felice di aver finalmente uno scopo nella vita: è questo il mio sogno. Da ragazzetta, sognavo di di-