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— E perchè no, — ella disse, scherzando, mentre il cuore le batteva forte. — Se mi offrissero di diventar milionaria accetterei subito.

— Crederebbe di diventar felice?

— Non si trattava di questo, ma semplicemente di cambiar vita.

Discussero alquanto sull’eterno tema della ricchezza e della felicità; e Lia ripeteva ingenuamente le teorie dello zio Asquer, contraddicendosi e facendo sorridere spesso il vedovo, che la guardava fisso, e la trovava graziosa, ingenua, semplice, ma non riusciva a spiegarsi quell’espressione di tristezza e di diffidenza che spesso velava gli occhi di lei. Ma ella finì col dire:

— L’uomo o la donna, poveri, sono soli, sempre così soli! Si dà loro l’elemosina, talvolta, ma nessuno concede loro amore.

Egli sorrise.

— Eppure anche i poveri si amano, si sposano, e formano anche numerose famiglie; le più numerose, anzi!

— Non parlo di quest’amore! — ella disse, arrossendo; poi tacque e sfuggì lo sguardo di lui che si era improvvisamente animato.

Dopo quel giorno si rividero spesso, ritrovandosi al medesimo posto, alla stessa ora, quasi si fossero dato convegno. Lia ben presto si accorse che egli voleva studiarla, e a sua volta non perdeva una parola dei discorsi di lui. Egli le raccontò ch’era d’origine spagnuola: suo pa-