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— Cerchiamo un altro posto.

Ma Lia non si mosse, fredda e rassegnata.

— Dovunque vada, in questa stagione c’è umido da per tutto....

— Lei viene spesso qui, signorina?

— Sì.... cioè no.... Qualche volta!

— Questo è il suo posto favorito?

Ella pensò ancora allo zio Asquer, ebbe paura, poi si fece coraggio.

— Sì, — disse sottovoce.

E Justo abbassò gli occhi, timido e pensieroso, mise una gamba sull’altra e col bastoncino cominciò a battere ostinatamente la suola della sua scarpa, come per provarne la resistenza.

Il picchiettìo del bastone risuonava nel luogo solitario. Finalmente egli domandò, con un sospiro:

— Non si annoia, signorina?

— Oh, no! Perchè dovrei annoiarmi?

— Perchè la monotonia annoia. Non c’è cosa che guasti lo spirito come l’abitudine di far sempre le stesse cose, di pensar sempre alle stesse cose.

Ripresa da un senso di diffidenza, Lia guardava di sbieco l’uomo non più giovanissimo, grande e indolente, sedutole accanto, e si domandava se era lo stesso a cui ella pensava: all’improvviso sentì vergogna dei suoi sogni fantastici e riacquistò tutto il suo spirito di contraddizione.

— E lei, — disse con dispetto, — non fa sem-