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problema dell’educazione di Salvador, lo calmarono e lo confortarono. Egli era già grato alla sua vicina per il peso che gli toglieva.

Nel cortile melanconico si spandeva il canto di Costantina che lavava i panni alla fontana: la sua voce cadenzata e nostalgica vibrava come un grido di prigioniero, e il suo stornello in dialetto logudorese ricordava i mori, le barche dei pirati, e diceva d’una donna «hermosa» che si affacciava a una «ventana» fiorita di «graveglios».

Justo, ascoltandola, pensava di nuovo ai suoi avi spagnuoli, ma con un senso di nostalgia, col desiderio di cambiar vita, di ricostrurre l’edificio rovinato della sua famiglia.

Anche sopra il cortile, sullo sfondo delle bianche e gialle nuvole di settembre, le rondini passavano e ripassavano, garrendo con gridi di richiamo, quasi per avvertirsi scambievolmente che era tempo di cambiar aria, di partire per lidi lontani.

*

S’inoltrava l’autunno, e Lia si sentiva vincere giorno per giorno da una melanconia insolita. Lo zio Asquer quando non parlava degli stranieri, la fissava con uno sguardo cattivo, e vedendola sempre più magra e pallida muoveva le labbra per dire qualche cosa, ma poi si frenava