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simpatia l’idillio: solo la mulatta fece subito capire che non approvava le aspirazioni del suo padrone. Cominciò col proibire a Salvador di andare da Lia e di affacciarsi alla finestra; a Villa Borghese cambiò posto e un giorno dichiarò francamente a Costantina che il suo padrone cercava una seconda moglie, sì, ma con dote.
Costantina riferì i discorsi a Lia.
— Per faxla arrabbiare le dissi, a quella cornacchia, che lei, signoricca, è molto benestante, che ha tanche e bestiame e servi in Sardegna, e che se vuole può sposare i più ricchi proprietari sardi, non un forestiere che non si sa da dove venga, un vedovo con figli, uno che oggi guadagna, è vero, ma che domani può morir di fame.
Lia arrossì e protestò, ma in breve le chiacchiere di Costantina giunsero fino allo zio Asquer e immediatamente la commedia volse in dramma. Il vecchio non domandò a Lia se nelle supposizioni delle serve e delle erbivendolo ci fosse ombra di vero; ma diventò più irritabile del solito, e a tavola, a passeggio, por giorni e mesi non fece altro che parlar male degli stranieri, e specialmente degli americani del sud, che dipingeva a sua nipote come altrettanti avventurieri, astuti, beffardi, calcolatori. Ella ascoltava, inquieta e disgustata; capiva le allusioni dello zio, e nel veder il suo segreto divulgato provava come un senso di pudore offeso.