Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/55


— 49 —

traverso le persiane, finchè una donna non mise anche lei fuor della finestra il viso terreo di mulatta circondato di capelli neri crespi, e dopo aver fatto un cenno di saluto a Lia, tirò dentro il bimbo e socchiuse le imposte. Lia sentì il bambino protestare con lunghi strilli nervosi e andò a chiedere a Costantina notizie dei loro nuovi vicini.

— La vedova che stava qui accanto, nell’appartamento attiguo, è andata via ed è venuto a starci un signore argentino, che scrive nei giornali del suo paese. Anche lui è vedovo; ha un bambino, e una governante che non è nè bianca nè negra; ed è lei che comanda e fa tutto in casa: si chiama Rosario, come un uomo, ha un muso di cane arrabbiato.

Nel pomeriggio Lia incontrò in via Boncompagni il suo piccolo vicino e la governante bassa e grossa, vestita come le bambinaie more: abito d’indiana scura, grembiale bianco e paglietta gialla. Il bambino spariva sotto un gran cappello di paglia col nastro verde: nel veder Lia sollevò il visino e sorrise, mostrando tutti i suoi dentini che sembravano perle, ed ella si fermò, affascinata, come vinta dal desiderio di abbracciarlo: ma la donna salutò e passò oltre tirandoselo dietro. L’indomani Lia lo attese alla finestra e gli domandò come si chiamava.

— Salvador. E tu?

— Lia.