Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/50


— 44 —


— Non pensate a me, zio! No.... no.... non ci pensate!...

— Possiedi qualche cosa?

Ella si meravigliò di questa domanda, e rispose sottovoce:

— Mi pare di avervi già detto che ho una casupola e una vigna. Ma adesso la vigna è distrutta e la casetta è quasi una rovina.

— Che cosa fa tua zia Gaina? Ricordo che parlava molto, ma concludeva poco.

— Fa il pane per venderlo. Vive di questo.

— Tu non hai avuto proposte di matrimonio?

— Sì (ella ricordò con ripugnanza i suoi pretendenti). Due.... un giovane proprietario, abbastanza ricco ma ubbriacone, e il maestro di scuola.... un uomo di cinquant’anni!

— Fosse stato giovane, si poteva ajutare: ma ad un uomo di cinquant’anni, che per di più pensa ad ammogliarsi, non c’è che da porgere una corda perchè si impicchi!

Lia si mise a ridere; ma lo zio Asquer parlava serio, quasi tragico.

— Non ti venga mai in mente di sposare un uomo vecchio o uno che non abbia una posizione sicura: il matrimonio è l’atto più tragico della vita, e sovente le donne, sposandosi, imitano la farfalla che la fiamma attira e brucia.

Lia, che sognava l’amore senza però sperare in un matrimonio ideale, approvò con un cenno del capo, ma non osò parlare dei suoi sogni. Che