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presto!... — gridò l’altra, correndo affannata a cercare penna e carta. Quando rientrò nella camera, vide che Lia, invece di rileggere il testamento, decifrava ancora la lettera chiusa con le ostie.

*

Dubbio, timore, speranza, agitarono per ore ed ore le due donne. Anche Lia si lasciava suggestionare dalle diffidenze della vecchia, e pensava che davvero non era possibile tanta fortuna in una sola volta: no, era un sogno, un’avventura fantastica. I minimi ricordi del tempo passato le tornavano in mente, e adesso si spiegava tante cose che le erano parse strane. Il contegno dello zio Asquer, il suo carattere, il suo pessimismo, il suo odio al paese natìo, l’affetto bizzarro che nutriva per lei, misto di amore e di rancore. E la figura di Costantina, della serva fedele che doveva essere a parte del segreto, adesso le appariva nella sua vera luce.

Con le braccia incrociate sul petto, seduta sotto il palmizio mezzo inaridito, ella guardava, verso sera, i vapori rossi e azzurri che coprivano il mare, dietro la linea rugginosa della landa, e seguiva da lontano i giochi dei bimbi, quando la zia Gaina apparve sulla porta della casupola e si avanzò lentamente con un foglio giallo in mano. A Lia parve di rivivere in una sera lontana; il la-