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religioso. — Così ricco era? Quanto viene ad essere? E gl’interessi, rosa mia, non se li avrà mangiati il notaio!...

A poco a poco, mentre Lia rileggeva, un’ombra tragica oscurava il viso della vecchia.

— Io non mi sarei fidata così, no! Chi sa adesso se il notaio è vivo, se ti darà i denari subito! Come saperlo?

— Si fa presto: si manda un telegramma!

Ma la vecchia ricominciò a parlar male del povero zio Asquer.

— Egli non ne ha fatto mai una bene, nè in vita, nè in morte. Come è vissuto, matto, così è morto, credi pure, è così! Vedrai che ti costerà fatica riavere i denari, se pure li riavrai. Il notaio sarà morto o sarà fallito; se ne sentono sempre di queste storie. E tu con sedicimila scudi potevi sposare un alto impiegato, uno con un posto fisso! Ed io che ho sempre vissuto nell’idea che i denari fossero dentro la cassa!

Questi brontolii valsero a richiamare Lia alla realtà, come gli spruzzi d’acqua fanno rinvenire uno che è caduto in deliquio. Rispose vivacemente alla vecchia, difendendo il povero zio Asquer, e arrivando a dire che, qualunque cosa accadesse, ella apprezzava egualmente la generosità e la bontà del defunto.

— Del resto, ripeto, è facile assicurarci subito. Farò un telegramma al notaio.

— E fallo subito, allora! Che aspetti? Presto,