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cordò le sue teorie. Siamo noi padroni delle nostre azioni? No. Un filo misterioso ci guida....

E aveva quasi paura di aprire la busta gialla, con quei cinque sigilli che sembravan grumi di sangue; e la guardava fisso, volgendola e rivolgendola, esaminandola contro luce. Frattanto la zia Gaina, rimessa la roba nella cassa, s’era avvicinata e puntava il suo dito nero sulla busta gialla.

— Aprila, dunque! Lì dentro ci sono i denari....

— Oh no, è solo il testamento!

— Come, il testamento solo? E i denari dove sono allora?

— Adesso vedremo.... Apritela voi, zia. Io non posso.... non posso....

— Che coraggio hai, rosa mia!

La vecchia, che aveva sempre creduto il plico pieno di biglietti di banca, lacerò piano piano la busta, raccogliendo nel pugno i pezzetti della carta e della ceralacca....

— Ecco, questa è carta bollata.... benedetta sia.... E questa è una lettera? E questo?

A misura che li estraeva dalla busta porgeva a Lia i fogli di carta bollata, una lettera azzurrognola, un involtino di carta velina.

Lia svolse delicatamente quest’ultimo: e vide una rosa secca i cui petali eran ridotti ad una specie di cenere rossiccia e lo stelo e il calice sembravan di legno corroso: le spine soltanto erano ancora intatte. Senza dar tempo alla zia