Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/313


— 307 —

scuno avrà la ricompensa delle sue opere, e nessuno sarà ingannato....

— Lo crede, lei? — domandò Lia, sollevando gli occhi pieni di tristezza e di ironia.

Ma il viso del Maestro, gonfio e rossastro nella cornice dei capelli grigi, esprimeva tale un turbamento puerile che ella ne fu scossa.

— Fino ad ieri, signora Lia, io credevo il contrario. Ma oggi mi son convinto che l’uomo non deve mai disperare: io credevo che lei mi avesse dimenticato, signora Lia, e che io fossi nel numero dei morti. Invece lei ha pensato a me, e mi ha chiamato, e mi permette di sentire la sua voce e di avvicinare suo figlio.... Questa gioia.... questa gioia....

Egli non sapeva proseguire. Lia si mise a ridere.

— Si contenta di poco! — disse, versandogli ancora da bere. Ed egli bevette, e se ne andò ubbriaco di vino e di gioia.

Allora entrò la zia Gaina. Al solito teneva le mani sotto il grembiale, ed era pallida e accigliata: ma Lia osservò che un lieve tremito le scuoteva il mento.

— Lia, rosa mia, che hai detto a quella botte, a quel miscredente? Stasera tutto il paese saprà che hai parlato come una donna senza ragione.

— Che ho detto, zia?

— Poco, ti pare? Che sei povera, che vuoi cambiar residenza come un vagabondo....