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— Ma perchè? Non siamo liberi d’amarci? Abbiamo già sofferto tanto, Lia! La vita è breve; la nostra felicità non farà male a nessuno. Non sei stanca di soffrire, tu?
Lia diede un piccolo grido soffocato.
— Sì, son stanca! Adesso basta.
— Basta, basta, sì, — egli ripetè; e credette il patto concluso.
Sulla soglia della porta la vecchia s’era addormentata. Lia dovette scuoterla per svegliarla, e pensò:
— Ecco, poteva accadere una disgrazia ai bambini ed io ero così lontana da loro!
Appena furono dentro, nella saletta a vetri, Piero chiuse la porta e riafferrò Lia per attirarla nella sua camera; ma ella pareva pronta a svenire, era livida in viso, coi lineamenti rigidi, le mani fredde e gli occhi pieni di terrore.
— Vado a vedere i bambini; lasciami andare a vederli! — supplicò, come domandando una grazia prima di morire.
Egli la lasciò, ma la seguì fino alla terrazza, dicendole:
— Ti aspetto qui....
Ella entrò e chiuse l’uscio: non vedendola ritornare egli fu preso da un impeto di rabbia. Si torse le mani e picchiò forte all’uscio.
— Lia! Lia! Son qui.
La voce supplichevole e smarrita tornò a farsi udire dietro l’uscio: