Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 286 — |
vina di tutte le cose, unirono le loro labbra, e si sentirono un essere solo.
La prima a riprendersi fu Lia. Si sentì perduta e un istinto di difesa la spinse ad alzarsi ed a fuggire come dallo studio del pittore. Ma l’uomo la seguiva, questa volta, deciso a non lasciarsela più sfuggire.
Sulle prime egli fu ancora dolce e carezzevole; ma già un fremito di rabbia si univa al suo desiderio troppo fino a quel momento deluso. Raggiunse Lia nel sentiero, la riprese per la vita, le baciò le mani. Le sue parole erano deliranti, come quelle dell’altro.
— Perchè fuggi, Lia? Puoi andare in capo al mondo; ti raggiungerò: sei mia ed io son tuo.
Ella taceva, a capo chino.
— È tempo, cara, è tempo! Quanti giorni perduti! Ma adesso tu non diffidi più di me, vero, Lia? Baciami.
Ma ella si scostava e non potendo di più affrettava il passo, trascinandolo attaccato a lei come un ubbriaco.
— Io ti ho amato fin dalla mattina in cui tu sei entrata da me per domandarmi come stavo. Ricordi? Il bambino s’era sentito male. Poi, ricordi, quando venni qui? Due anni, Lia! È da due anni che trascino il mio tormento. Vederti e non averti! Confessalo, nessun altro uomo sarebbe stato capace di tanto....
Lia affrettava il passo. Vinta dalla dolcezza