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vina di tutte le cose, unirono le loro labbra, e si sentirono un essere solo.

La prima a riprendersi fu Lia. Si sentì perduta e un istinto di difesa la spinse ad alzarsi ed a fuggire come dallo studio del pittore. Ma l’uomo la seguiva, questa volta, deciso a non lasciarsela più sfuggire.

Sulle prime egli fu ancora dolce e carezzevole; ma già un fremito di rabbia si univa al suo desiderio troppo fino a quel momento deluso. Raggiunse Lia nel sentiero, la riprese per la vita, le baciò le mani. Le sue parole erano deliranti, come quelle dell’altro.

— Perchè fuggi, Lia? Puoi andare in capo al mondo; ti raggiungerò: sei mia ed io son tuo.

Ella taceva, a capo chino.

— È tempo, cara, è tempo! Quanti giorni perduti! Ma adesso tu non diffidi più di me, vero, Lia? Baciami.

Ma ella si scostava e non potendo di più affrettava il passo, trascinandolo attaccato a lei come un ubbriaco.

— Io ti ho amato fin dalla mattina in cui tu sei entrata da me per domandarmi come stavo. Ricordi? Il bambino s’era sentito male. Poi, ricordi, quando venni qui? Due anni, Lia! È da due anni che trascino il mio tormento. Vederti e non averti! Confessalo, nessun altro uomo sarebbe stato capace di tanto....

Lia affrettava il passo. Vinta dalla dolcezza