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sentì come un velo appannarle gli occhi e le labbra molli e calde di lui cercare le sue.

Allora si divincolò con violenza, pure fremendo di passione, e corse attraverso la terrazza per rifugiarsi nella sua camera. Egli la raggiunse e la fermò.

— Perdonami.... Mi perdoni, Lia; sono fuori di me.

— Se ne vada! — ella impose.

— Sì, sì, cara; tutto quello che vuole.... purchè mi perdoni.

Com’era umile, infantile! Perchè non accordargli il perdono chiesto con tanta tenerezza?

Ella dunque perdonò e si chiuse nella sua camera: ma passò una notte febbrile, e l’orgoglio d’aver vinto il cieco impulso dei sensi non bastava, intanto, a toglierle dalle labbra il sapore delle labbra di lui. A momenti si sentiva perduta: allora l’idea di fuggire la tormentava e la confortava già.

Quando scese al pian terreno trovò la porta aperta. Piero era già uscito ed ella sperò e temette che se ne fosse andato. Ma dopo qualche ora egli rientrò, con un mazzo di fiori campestri e due libellule argentee.

Lia prese i fiori e gli diede il caffè, ed evitò di guardarlo.

Egli ripartì più tardi, dopo averle domandato se doveva ritornare.

— Come vuole, — ella rispose in presenza dei