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dal nastro nero e rosso, sollevato sui capelli lucenti: e Lia ebbe l’impressione che anch’egli si fosse fatto bello per piacerle.

Ella entrò in punta di piedi. Si guardarono, al di sopra delle testine dei bimbi, ed entrambi sentirono un fremito. Come nelle loro persone, qualcosa era mutato nelle loro anime. Eppure si salutarono senza calore, e Lia domandò, curvandosi sul tavolo:

— Che ha portato di bello?

E distribuì parcamente un po’ di frutta, scegliendo quelle che cominciavano a guastarsi; ripose il resto nella credenza, e volgendosi, prima di chiudere, domandò:

— Che cosa posso offrirle, Piero?

Egli la fissava con uno sguardo languido e avido; ella dovette chinare gli occhi, e quando gli versò da bere la sua mano tremava.

Il pranzo fu servito dalla vecchietta, che s’era anche lei vestita di chiaro, aveva ficcato un pettinino giallo nel nodo dei suoi capelli simile ad una lumaca e faceva la graziosa come una fanciulla. L’ora trascorse felice: sembravano tutti bambini, e l’innocenza dei loro discorsi incoerenti era solo turbata da qualche allusione maliziosa che Piero rivolgeva alla vecchia, e dall’inquietudine di Lia che ogni tanto esclamava:

— Vedrete che tempesta, fra poco!

Per scrutare il tempo salirono sulla terrazza.

Il rombo del tuono pareva salisse dalla pro-