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il mare si calmava al tramonto, e solo alcune onde si ostinavano a sbattersi contro i banchi di sabbia; ma tornavano subito indietro, e incontrandosi con le altre in arrivo pareva lottassero per convincerle che era inutile avanzarsi. Ma le onde in arrivo le scavalcavano e toccata la sabbia fuggivano a loro volta, convinte che non si poteva andare più in là.

— Anche noi non andremo più in là, non è possibile, — pensava Lia.

Furono i giorni più deliziosi della sua vita, un’oasi nel deserto, circondata di miraggi. Il tempo era ancora primaverile; le macchie fiorite della ginestra profumavano la brughiera, gialle, in mezzo alle distese del mirto fiorito, come fuochi in un campo coperto di nevischio.

Illusione anche questa? Lia trovava bellissimo il paesaggio che le era parso arido e melanconico. Nuvole ondeggianti come veli color di viola gettavano la loro ombra sopra le colline; e verso sera il cielo era tutto rosso e il mare tutto d’oro. Salvador e Nino, quando non stavano sulla spiaggia con la mamma, s’attaccavano alla guardiana, fonte inesauribile di fiabe e di canzonette: seduti sullo scalino della porta con lo braccia sulle ginocchia della vecchia, il viso intento, sollevato verso il visetto mobile di lei, parevano due fiorellini sospesi a un ramo appassito.

Qualche pescatore, terreo e lucido come il rame, attraversava a piedi nudi il sentiero davanti