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II.

La casina delle glicine, quieti come un nido nel suo cerchio di verde e di azzurro, fu ad un tratto animata dalle grida dei due fratellini.

Salvador correva di qua e di là, attraverso le camere illuminate da una luce glauca e piene d’un forte odore di canfora e di bosco, e tirava Lia per la mano gridando:

— Ma guarda come è bellino! Ma sai che è bello, qui? Altro che la stamberga dagli altri anni!

Nino seguiva: e si guardava attorno e guardava Salvador con ammirazione, ripetendone le parole:

— Ma guarda come è bellino! Ma sai che è bello, qui!

A,un tratto si fermò in mezzo alla terrazza, dalla quale il mare appariva, fra l’azzurro del cielo e il verde della brughiera, come una immensa mezzaluna d’argento, e aprì la bocca, spalancò gli occhi e non parlò più.

Lo stesso senso di sorpresa provava Lia: ella seguiva i bimbi sorridendo con un sorriso vago e misterioso di sonnambula, e pensava:

— Egli mi ama ed io lo amo!