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diffidente, intuiva i progetti di lui, ma scacciava con ostinazione i suoi dubbi. Era già così dolce lasciarsi ingannare!

Finì con l’accettare l’offerta della casina, col patto di pagare la metà del fitto.

— E lei sa che certe cose non si pagano, signora Lia! Nessun compenso equivale alla gioia che mi dà seguendo i miei consigli.

— Ma perchè fa questo?

— Non lo sa? Perchè le voglio bene.

— Io non posso accettare il suo affetto.

Egli le afferrò le mani, ma subito la respinse, quasi sdegnato.

— Perchè non può accettarlo? E male, forse? Mi dica, mi dica: è male? Non può dunque esistere un affetto puro e disinteressato? Dunque l’ideale non esiste più; dunque non esiste più nulla, al mondo, nulla di bene? Solo il male, sempre il male? Lei stessa, Lia, non è un esempio di bene? Se lei mi vuol bene commette del male? Dica, dica: ma dica la verità. Ed io non posso essere come lei? Non posso rassomigliarle? Io sono stanco del male, Lia, e so che dal male scaturisce solo il male. Perchè non posso essere buono? Me lo proibisce, lei? Vuol togliermi il conforto di voler bene a qualcuno? Di amare solo per chiedere all’amore il bene? Risponda! Dica almeno che mi capisce!

Era sincero? Lia non ne dubitò un istante, ingenuamente disse: