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suoi grandi occhi cerchiati o sporgeva le labbra con disprezzo.

— Va pure, va pure! — disse infine, con voce lugubre. — Non passerà un mese che sarai di nuovo qui!

E per tutto il resto del giorno non parlò più.

II.

Lia arrivò a Roma una mattina ai primi di maggio: aveva viaggiato con un gruppo di paesani sardi che si recavano alla capitale per deporre come testimoni in un processo di ricchi proprietari isolani imputati d’omicidio per vendetta, e tutti, durante la traversata, sapendo che ella si recava a Roma presso uno zio influente, le avevano usato gentilezze e domandato raccomandazioni. A Roma si può tutto. A Roma c’è il Re, c’è la Regina, c’è il Papa: dunque tutto è facile, perchè esiste la probabilità di avvicinarsi a questi personaggi. Lia aveva promesso tutto quel che le era stato chiesto: le pareva di essere già anche lei uno dei potenti della terra!

Era la prima volta che viaggiava, e come ai bimbi ancora ignari del mondo tutto le appariva bello e quasi fantastico: la sua testa bruna si sporgeva dal finestrino del vagone come la testolina d’un uccello in gabbia Ma la sua gioia muta e profonda era, per così dire, un’eb-