Pagina:Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu/228


— 222 —

do. Da tanto tempo la sognava, e adesso la guardava con ammirazione, così bella sul suo zoccolo turchino che rappresentava il mare, coi suoi fianchi lucenti, i cannoni, i marinai di stagno, la bandiera tricolore.

— Com’è bella! — disse semplicemente, e questo bastò perchè Nino guardasse scontento il suo treno.

— Scambiamo, Salvador!

— Ah, no, no! Questa è mia!

Nino si mise a piangere, e Piero disse:

— Su, Salvador, contentalo; sei un ragazzetto adesso e non devi far piangere il tuo fratellino. Dagli un po’ la corazzata; poi scambierete ancora.

Salvador non protestò: prese il treno, ma sentì che Piero commetteva un’ingiustizia, e si fece pallido e uscito di là nascose il visetto sul fianco di Lia. I singhiozzi lo scuotevano tutto, ma si frenava e non diceva nulla; ed ella sentì qualcosa di questo muto dolore penetrarle per il fianco, su su fino al cuore.

— Taci, caro, — gli disse sottovoce, — rimedierò io; ti farò restituire la corazzata.

— No, no; mandalo via, io non voglio nulla.... mandalo via.... — mormorò Salvador, incoraggiato dalla protezione di lei: ed ella promise puerilmente:

— Lo manderò via....

Ma come giustificare un atto così scortese, dan-