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paura, quasi terrore del silenzio di lui, degli occhi che riprendono lo sguardo d’invito, delle mani che stringono e attirano come morse infuocate, e sopratutto del labbro che perde la sua piega di disgusto e si solleva gonfio e vellutato come un petalo di rosa....

A un tratto anche lei tace e cerca di divincolarsi: ma non può, è debole: le ginocchia le si piegano, la testa si curva: il desiderio di abbandonarsi fra le braccia di lui, di appoggiargli il viso sul petto e di addormentarsi la vince....

Ma all’improvviso il rumore stridente d’un cristallo che cadde da una finestra chiusa con violenza, riempì di echi e di lamenti il silenzio del cortile. Lia trasalì e balzò in piedi.

Il ricordo della scena disgustosa nello studio del pittore le diede un brivido nervoso: la sua forza e la sua volontà si ridestarono, ed ebbe vergogna delle sue fantasticherie. I sogni dunque la riprendevano, come una fanciulla o come una donna oziosa?

In punta di piedi rientrò nella camera dei bambini, e si curvò per aggiustare le coperte. Entrambi dormivano, belli, nel sonno, alla luce dorata della lampadina, di quella bellezza melanconica degli angeli che vigilano i sepolcri. La vita sembrava sospesa in loro, come nel fiore che alla notte si chiude e che non si riaprirà se la luce e il calore non torneranno sulla terra. Nino, roseo e paffuto, gettato di traverso sul lettuccio,