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pitante di Lia e la morta e fredda figura della sua tela. — L’amore come noi lo sogniamo non esiste. Esiste solo l’impulso cieco, che spinge l’uomo e la donna, ad unirsi: null’altro.
E poco dopo, tentando Lia di contraddirlo, come seguendo il filo d’una sua idea egli domandò!
— Piero Guidi le ha scritto?
Lia s’irrigidì, offesa.
— Sì, ha scritto, — disse quasi irritata. — Si lamenta sempre, perchè?
— E lo domanda a me?
— Ma anch’io ne so ben poco! Egli si lamenta del presente, ma non parla mai del passato.
— Ma anch’io ne so poco.
— Mi racconti questo poco: sarà, sempre qualche cosa.
— Ecco. Egli ha sposato una cugina, ricca, figlia d’un suo zìo che dopo essere stato molti anni segretario di un industriale, a un tratto, dicono in grazia a sua moglie che era una bellissima donna, ne diventò il successore. Pare, quindi, che la figlia sia invece figlia del principale. Fatto sta che ebbe una grossa dote. Era una bella ragazza, elegante, capricciosa, e tutti si meravigliarono quando sposò Piero Guidi, che era allora un semplice segretario di Intendenza. Però stettero poco assieme: un anno o due, credo. La prima volta si separarono scandalosamente perchè credo che Piero.... (l’artista agitò il pennello, accennando a bastonate.) Ma i parenti,