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Un giorno le mandò dei fiori secchi: un altro un pacco di mandarini. Meno male i mandarini, che riempirono di gioia i bimbi: ma i fiori, e secchi anche? Lia cominciò a considerare il Guidi sotto un nuovo aspetto: le sembrò un uomo romantico.

Ma ella viveva ancora con la memoria del suo povero Justo, e aveva sempre l’impressione ch’egli fosse ancora vivo e dovesse tornare: e più i giorni passavano più ella idealizzava la figura di lui, rimproverandosi di non averlo amato come forse meritava. Pensare ad un altro uomo le sarebbe parso tradire la memoria del morto; d’altronde la povertà e la solitudine la circondavano come di una nebbia, attraverso la quale le figure che tentavano di avvicinarsele prendevano forme paurose.

Eppure le lettere dell’assente le davano un senso di conforto; quasi di gioia. Si accorse che pensava a lui più di quanto era necessario, e la curiosità di conoscerne il passato la punse. Un giorno incontrò il pittore che le corse incontro come un bambino e l’afferrò al braccio.

— Pensavo a lei, sa: proprio in questo momento pensavo a lei!

— M’avrà visto da lontano!

— No, no; senta. Venga al mio studio, posi per me! Ho bisogno di lei venga, venga! Non le farò perdere inutilmente il tempo! Sia buona, su! Venga adesso!