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— Io voglio diventare un albero! — disse Nino con aria tragica.

— Un ciliegio, vero? Così potrai mangiar le tue frutta senza incomodo.

E Nino fece atto di staccarsi di dosso le belle ciliegie e di mangiarle con avidità, e Salvador e la mamma risero, dimenticando la presenza dell’estraneo. Ma questi era serio, aveva voglia di discutere e domandò a Lia:

— Crede lei davvero a quanto dice? Educare la volontà, va bene; ma non è dare un’illusione ai fanciulli il far loro credere che basta volere per potere?

Lia non voleva discutere davanti a Salvador, sulla cui anima ogni parola lasciava un’impronta: rispose quindi che credeva fermamente a quanto diceva, escludendo sempre i casi della vita che sembrano combinati da una fatalità contro cui è inutile lottare.

— Tutta la vita è una serie di questi casi! — egli disse, animandosi. — E la nostra volontà è come la verità: è relativa. È spesso istinto e ci sembra volontà, è spesso ostinazione e ci sembra volontà....

— Appunto, bisogna educarla, piegarla verso il bene.

— Dov’è il bene e dov’è il male, signora Lia? Lo sa lei? Il bene e il malo sono anch’essi relativi....

Continuarono a discutere, ed egli negava tut-