Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 147 — |
signora Lia; il male del suo bambino potrebbe anche essere un’otite e non bisogna trascurarla.
Lia lo fissava, stupita: negli occhi di lui brillava una luce di pietà, ed ella uscì dalla camera con l’impressione che i loro rapporti fossero a un tratto divenuti amichevoli: e tanto si sentiva sola, nella vita, che bastò quest’idea per confortarla.
Più tardi, sebbene Salvador non sentisse più alcun disturbo, cedendo alle premure del signor Guidi ella prese il biglietto e assieme coi bimbi andò dal medico. Fu quasi una gita di piacere perchè attraversarono a piedi tutta la via Merulana allagata di sole e di azzurro, fecero il giro del mercato di piazza Vittorio Emanuele, comprarono un mazzettino di ciliegie e sostarono nel giardino, davanti al laghetto verde solcato dai cigni neri che si lasciavano addietro un nastro d’oro.
Ma il luogo pareva assediato da una folla agitata e urlante; attraverso il verde si vedeva, sui marciapiedi ancora lucenti per la pioggia della notte passata, un luccicare di mercanzia di latta, di bicchieri di vetro, di specchi e di quadretti dalla cornice dorata. Tutto un popolo multicolore s’agitava attorno alle erbivendole le cui teste emergevano dal verde umido degli erbaggi, diaboliche e irrequiete come teste di Medusa: e accanto ai carretti colmi di ciliegie d’un rosso livido, i grandi mazzi di gigli già languenti sem-