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mamma non lo sgridasse troppo, le baciava la mano.
— Quando sarò grande lavorerò, — promise Salvador. — Anzi adesso farò il còmpito!
Andò a cercare la sua cartella e «illustrò una vignetta».
«A pagina 46 del mio libro di lettura io vedo un bambino seduto davanti a una tavola, davanti a una finestra dalla quale si vede un bel paesaggio coi buoi che arano la terra e il contadino che ci va dietro; e un altro contadino lavora col badile, e in aria c’è un uccellaccio che va in cerca di mosche da portarle ai suoi piccini. Il bambino seduto davanti alla tavola deve fare il suo còmpito ed io penso che lui dice fra sè: tutti lavorano, e devo lavorare anch’io se voglio vivere tranquillo. E quindi si mette a lavorare con piacere e fa il suo dovere e rende contenta la mamma».
Finito di scrivere rimase alquanto pensieroso; pulì con le dita una macchia d’inchiostro, rosicchiò la punta della penna, infine, per render completamente contento la mamma, «fece» anche un problema.
«Una povera donna deve pagare settanta lire al mese per la sua casa: affitta una camera a un signore e prende trecento lire: quanto rimane alla povera donna?»
Un sorriso di gioia illuminò il suo visetto di madreperla: prese il quaderno e corse in cucina.